Operazione "PROMETHEUS" - Il canto del cigno

Operazione PROMETHEUS - Il canto del cigno

Evento MSA 48H - Ascoli Piceno - 16\18 Ottobre 2022

Debriefing Mohicano - Lupi del Moncenisio


Sit.Rep.:
A seguito dei disordini in Burkina Faso, il figlio dell’ormai deposto presidente Roch Marc Christian Kaboré (H.V.T. KAFANDO) è fuggito tramite alcune conoscenze nello stato vaticano, tramite il sig. Admirable che gestisce una associazione di centri di accoglienza in Italia e in Serbia chiamata “Pia Opera Migranti” della quale esistono molti sospetti di attività illecite legate alla sparizione di alcuni profughi.
In seguito alla fuga sono state quasi subito perse le tracce di Kafando e lo stato vaticano ha ingaggiato una agenzia di sicurezza privata per occuparsi delle ricerche e per indagare su eventuali illeciti della associazione.
L’ultima posizione nota dell’aereo su cui volava Kafando si riferisce ad un area rurale della Serbia.

Op.Ord.:
La nostra è una missione S.A.R., rintracceremo e ricondurremo a casa il nostro H.V.T. "Michael Kafando" del quale abbiamo unicamente una scheda anagrafica.

Se sarà possibile indagheremo inoltre sulle eventuali attività illecite dell’associazione implicata in A.O.

Area Operativa:
Serbia, area collinare con vegetazione gestibile. Grandi prati coltivati e diverse aree urbane. Un monte piuttosto pendente sovrasta la zona da Sud e sulla sua cima svetta una stazione di trasmissione radio\video di grande impatto visivo.
Presenza di civili confermata in A.O.

Pianificazione:
Il nostro team (callsign “SPARTAN 05”) è composto da quattro operatori, la dimensione contenuta della squadra ci permetterà di muoverci silenziosamente e senza essere visti (speriamo). Saremo Lima, Flash, Puma ed io.


Gli elementi su cui lavorare sono pochissimi; la topografia di un area di circa 6 km per 7 km, nessuna zona nota o area segnalata come probabile. L’unica informazione che abbiamo è una coordinata e un vettore per l’atterraggio di emergenza che l’aereo ha comunicato prima di precipitare e che abbiamo intercettato.
Il vettore di discesa attraversa quattro grandi prati, da SO a NE della A.O., il punto che OP.COM. ha valutato essere il migliore per la nostra infiltrazione si trova abbastanza vicino ad uno di questi quindi inizieremo la nostra ricerca ispezionando quello. Dopodiché, se non dovessimo trovare nulla, procederemo sul secondo e così via.
Osservando bene l’area identifichiamo anche tre possibili punti caldi che varrebbe la pena ispezionare se dovessimo passarci vicino. Si tratta di una rocca, un acquedotto e una stazione di trasmissione radio\video.
Comunicheremo con Op.Com. (callsign “SPARTAN LEADER”) ogni novità seguendo il seguente codice:
Guinnes – Infiltrazione completata
Corona – Individuato aereo
Bud – Recuperate informazioni su persona scomparsa
Miller – Individuata posizione persona scomparsa
Heineken – Obiettivo recuperato - JACKPOT
Beck’s – Verso l’esfiltrazione
Carlsberg – Esfiltrazione Completata
Il nostro equipaggiamento è adeguato per essere autonomi per tutta la durata delle 48 ore di missione. Acqua, filtri, cibo, munizionamento, visori, goretex e materiale per dormire.

Esecuzione:
La nostra infiltrazione avviene al mattino, via mezzo civile per non destare sospetti tra la popolazione. La buona luminosità ci permetterà di effettuare ricognizioni a distanza rimanendo coperti nella vegetazione ed utilizzando dispositivi telemetrici anche a grande distanza. Procediamo subito a portarci su una piccola altura dalla quale dovrebbe essere visibile il primo prato. Siamo appena partiti e le gambe non carburano ancora, il sole è alto e fa molto caldo. Tutto ciò ci fa subito capire di che pasta sarà questa operazione.
Arriviamo in cima ansimando, ecco il prato oltre a un piccolo vallone, è molto pendente come terreno e purtroppo si vede solo fino a metà, la parte a destra è coperta alla nostra visuale dalla fitta vegetazione perimetrale che scende più in basso sulla destra di circa un centinaio di metri. Non vediamo nulla di rilevante e non sappiamo se sia effettivamente questo il luogo dello schianto ma non vogliamo escluderlo a priori. Decidiamo di fare il giro lungo costeggiandolo da sinistra e portandoci al di sopra in quota. Sganciamo un aliquota di due operatori che vadano a verificare la parte sottostante mentre il resto del team pianifica la rotta per il prato successivo. Purtroppo nulla di fatto. Il prato è sgombro al cento per cento.
Un attimo di riposo e ci muoviamo in direzione del successivo. Ci troviamo nei pressi di un villaggio con abitazioni civili, ci passiamo a lato nello sporco ma davanti a noi appaiono due contatti. Sono vestiti con divise non governative e sono armati. Li identifichiamo come tango ostili e ci buttiamo nei rovi cercando un passaggio. Dopo qualche passo la fitta vegetazione di quella zona ci fa desistere, aspettiamo in silenzio che i tango spariscano e imbocchiamo il sentierino che stavano percorrendo. Siamo in direzione di prato 2 e prato 3 (vicini tra di loro), apriamo il team per rimanere in sicurezza e, mentre un brick si occupa dell’osservazione della rocca lì vicino, l’altro procede sui due prati e sull’acquedotto. Un altro buco nell’acqua. Vista la nostra attuale posizione decidiamo di rimanere con questa formazione per l’osservazione del prato 4. Si tratta in realtà di due pratoni divisi da una carrabile molto trafficata e pattugliata. Puma ed io faremo il giro da Nord, verificando che non vi sia nulla anche nelle zone più coperte mentre Flash e Lima ispezioneranno la zona Sud. Ci muoviamo lentamente nella vegetazione, approfittando della buona apertura che gli alberi ci offrono per raggiungere il punto più a Nord in cui fare osservazione al meglio. Troviamo un caseggiato, lo controlliamo e ci posizioniamo al suo esterno per dare uno sguardo.

Da qui si vede tutto il prato a noi assegnato ma, purtroppo, nulla di fatto.
All’improvviso, dalla nostra posizione, vediamo un veicolo a circa 400 metri di distanza fermarsi proprio nell’area in cui dovrebbero essere Lima e Flash. Scendono due uomini, di cui uno armato. Lima e Flash ci comunicano subito di essere in area calda e con contatti a portata. Intuiamo siano estremamente a ridosso dei nostri operatori che sono pronti al fuoco in caso di emergenza. Puma ed io ci muoviamo il più in fretta possibile per poter supportare un eventuale conflitto a fuoco. Forniamo più informazioni possibili sugli spostamenti dell’equipaggio del mezzo che abbiamo ben in vista e cerchiamo di dare tutto l’aiuto possibile a distanza. La strada inizia a farsi faticosa e, con quel caldo, la sentiamo parecchio. Fortunatamente, sentiamo le portiere chiudersi e il veicolo ripartire tranquillo e non in allerta.
Lima e Flash ci comunicano di aver visto uno dell’equipaggio dirigersi dietro una cascina a qualche centinaio di metri da noi e tornare poco dopo. Intuiscono che laggiù possa essere una zona di interesse e procedono alla verifica, che porta buoni frutti. Ci confermano di aver trovato il luogo dello schianto del velivolo che trasportava il nostro H.V.T., ci disponiamo a copertura dell’incrocio in cui poco prima il mezzo si era fermato per garantire la sicurezza del team che sta effettuando l’S.S.E., in caso di contatti nella loro direzione, li elimineremo e faremo sparire i cadaveri nella foresta (se Puma non se li mangia).
Ci confermano di aver rilevato informazioni importanti e di fare R.V. a Sud del velivolo in zona sicura. Corriamo.
Davanti a noi appare la scena apocalittica del disastro. L’ultraleggero si è schiantato a pochi metri dalla cascina, un ala è stata divelta e il muso e fortemente danneggiato.

All’interno, il pilota è deceduto. Proseguiamo e ci riagganciamo agli altri due operatori ricompattando il team per fare il punto.


Esaminando i dati raccolti durante l’S.S.E. scopriamo che il pilota era probabilmente il sig. Admirable, nella sua 24 ore abbiamo trovato, oltre a parecchio denaro (cosa molto sospetta), dei documenti riguardo a due case di accoglienza in cui vengono ospitati diversi profughi e nei quali è verosimile sia stato accolto il nostro H.V.T.
Entrambi gli edifici sono molto lontani, il più vicino è a 3.2 Km da noi (in linea d’aria…).


Decidiamo di ripartire quasi subito, dopo aver tracciato una rotta che ci permetta di non effettuare troppo sbalzo di quota per arrivare a destinazione. Stimiamo circa quattro ore di marcia. Si parte.
La camminata procede senza troppe note degne di racconto, eccetto l’incrocio di un veicolo che ci ha costretti a ripararci di corsa su una riva in cui io mi sono strappato OGNI muscolo possibile. La luce inizia a calare e la temperatura si aggiusta. C’è sempre umidità ma la viviamo decisamente meglio rispetto al mattino.
Il piano è di fermarci per ricondizionarci e per attrezzarci per la notte nei pressi del primo edificio, a circa trecento metri di distanza e vicino ad un ruscello dal quale filtrare un po’ di acqua da far bollire con il JetBoil. In seguito, col buio, approcceremo all’edificio.
Qui ci rilassiamo un oretta e riprendiamo le forze, la giornata è stata stancante e abbiamo già percorso diversi chilometri. Quando la luce sparisce, siamo pronti.
La coordinata recuperata nei documenti di Admirable si riferisce ad un gruppo di tre piccoli edifici. Inizieremo la nostra ispezione con quello più a NE, scendendo poi sugli altri. Il nostro scopo è di trovare il nostro H.V.T. e riportarlo a casa, quindi massima attenzione anche in caso di conflitto a fuoco. Se fosse vivo potremmo colpirlo.
La luna è al 50% circa quindi c’è buona visibilità, usiamo il visore solo per rilevare eventuali minacce. Arriviamo a circa trenta metri dal primo edificio, nessuna luce né movimento all’interno o all’esterno. Lima e Flash procedono frontale tenendo la nostra destra mentre Puma ed io muoviamo per aggiramento da sinistra. Dopo poco confermiamo “nulla all’interno”. Poco male, la casa successiva è illuminata e probabilmente è quello il target.
Flash e Puma si allargano sulla sinistra dell’edificio rimanendo a una ventina di metri, nascosti nell’erba alta. Confermano due\tre tango armati che gironzolano attorno all’edificio. Lima ed io muoviamo sulla destra in cerca di un passaggio per entrare dall’altra parte. In caso di conflitto, noi entreremo e gli altri elimineranno le minacce e faranno sicurezza perimetrale. Purtroppo i troppi rovi ci costringono ad approcciare dallo stesso lato di Flash e Puma. Torniamo sui nostri passi, siamo inginocchiati a circa cinque metri da un tango, dietro alcuni arbusti e sotto muro. Poco dopo questo si sposta e gli altri ci informano che i tango si stanno allontanando nella direzione opposta a noi. E’ il momento di entrare…
Flash copre la parte esterna dell’edificio in direzione dei tango, Puma copre la porta di ingresso che è al secondo piano mentre Lima ed io saliamo la scala. Alcuni rumori dentro di “cose che sbattono” ci fanno ipotizzare ci sia qualcuno. Entriamo con decisione. L’edificio è composto di tre stanze, libero. I rumori provenivano dal vento che fa sbattere con forza i vari serramenti fatiscenti di questo ricovero per profughi. Ci lanciamo subito sulla documentazione che troviamo su una scrivania. Foto a tutto, esamineremo poi quando saremo in sicurezza. Ci rendiamo anche conto che siamo circondati dai calabroni. L’intero edificio è pieno! Finiamo e usciamo di corsa rimanendo nel buio e ci portiamo in una zona sicura per esaminare il materiale.


Tra i documenti che abbiamo fotografato ci sono le carte anagrafiche dei residenti in quella struttura, purtroppo il nostro H.V.T. non è fra di loro. Dovremo procedere sul prossimo edificio, sperando.
Inoltre troviamo anche uno strano codice crittato. Ce ne occuperemo più tardi, per ora è fondamentale spostarci da questa zona calda.
Dopo pochissimo, eccoci di nuovo in movimento. La nostra presenza non è nota a nessuno in A.O. e ci stiamo muovendo bene. La missione continua, nel buio.
L’area del prossimo target si trova più a SO, si tratta di un’altra casa di accoglienza, sempre gestita dalla stessa associazione.
Durante la nostra marcia, appesantita dall’erba alta che ci fa trascinare i piedi, decidiamo di fermarci per decrittare il codice trovato prima. Identifichiamo in un boschetto molto scosceso una zona sicura per fermarci e accendere una luce al fine di lavorare al meglio. Basta poco per trascrivere le coordinate di quattro zone dell’A.O. che erano facilmente decrittabili tramite un software online. D’improvviso chi di noi si occupava della sicurezza comunica in radio “Giu! Tango!”
Le luci si spengono e assumiamo una posizione relativamente comoda per l’ingaggio.
Siamo pronti al fuoco. Non credevamo che quella zona fosse pattugliata ma forse ci sbagliavamo. I contatti sono a circa dieci metri da noi, ignari. Luci bianche di profondità esplorano il prato subito sopra di noi, e il bagliore si infrange nei rami davanti ai nostri occhi. Siamo aperti bene, se dovessero avvicinarsi troppo farebbero una pessima fine. Calma, sangue freddo e, dopo qualche minuto così, se ne vanno e continuano la loro ronda. Ci spostiamo da lì velocemente in direzione del nostro obiettivo.
Il punto è più in alto di noi di parecchi metri quindi iniziamo a salire, ci muoviamo lenti. Non c'è alcuna fretta, la salita è ripida e gli zaini pesano parecchio assieme al resto dell’equipaggiamento. Almeno la temperatura è perfetta.
Arriviamo a circa duecento metri dal punto e ci fermiamo a riposare, nascosti nella vegetazione adiacente ad un piccolo rudere. Isolato in mezzo ai prati, è l’unico appiglio comodo per fare il punto prima di approcciare all’edificio.
Il sito è composto da due case. Identifichiamo subito quale sia l’edificio giusto grazie al gran movimento di luci e voci. Vediamo tre luci staccarsi dall’edificio e venire verso di noi. Siamo lontanissimi e non c’è pericolo ma le teniamo d’occhio. Scendono sempre di più verso il rudere. Maledizione! Non ci hanno visti ma stanno proprio venendo qui, evidentemente è un punto di controllo per la loro ronda. Ci sdraiamo nelle foglie. Siamo ben nascosti e abbastanza tranquilli anche quando uno dei tango è a circa sei metri da me. Ma sono così incastrato nei rovi che, anche sapendo della mia presenza, non credo riuscirebbe a trovarmi. Aspettiamo pazienti che se ne vadano. Chiacchierano a proposito di qualche loro compagno di merende. Non appena si sono allontanati e stanno rientrando verso l’edificio, corriamo più in basso.
Decidiamo, vista la complicatezza di avvicinamento da Nord (tutto liscio e pelato), di arrivare dal basso a Sud, arrivare sotto l’edificio, coperti dalle siepi e, una volta li, entrare quando la pattuglia esce per il nuovo giro di ronda.

Eseguiamo. Il tempo è pochissimo, la pattuglia rientra molto in fretta e, visto il terreno, potrebbe rilevare la nostra presenza anche a grande distanza visto il faro col quale illuminano. Ecco che se ne vanno. Puma si occupa della sicurezza esterna, Flash e Lima entrano all’interno dell’edificio e io verifico il piano superiore, dopodiché do il cambio a Lima che esce e si porta in zona di fuga. Appena entrato, l’impressione è che sia un posto identico al precedente; letti sporchi e piatti di carta.

Un tavolo con un pc e dei documenti. Proprio mentre aiuto Flash con le foto a tutta la documentazione Puma segnala “Tango in rientro”. Bisogna muoversi. Ci sono una marea di diari di bambini, documenti legali, libri di scuola. E’ un S.S.E. lungo da eseguire. Vediamo la luce delle torce che inizia a filtrare dalla finestra che dà in quella direzione, Lima inizia a dare indicazioni su via di fuga e puma è pronto all’ingaggio. Facciamo di corsa ma facciamo bene. Usciamo, giriamo dietro all’edificio coperti dal buio proprio mentre i tango illuminano l’altro lato, corriamo nel buio verso l’alto e scappiamo in zona sicura. Al pelo ma ottimo lavoro.
Saliamo di qualche centinaio di metri ancora prima di fermarci e analizzare ciò che abbiamo trovato.
Documentazione molto simile al primo edificio ispezionato, ma qui abbiamo la conferma. Michael Kafando, il nostro H.V.T. è stato ospite in questa struttura. Crediamo che dovremo ispezionare gli altri quattro punti che le coordinate crittate ci hanno rilevato. Sicuramente hanno a che vedere con questa faccenda. Sembra un goffo tentativo di nascondere alla vista di tutti alcune aree, il che è certamente sospetto.
E’ il momento di riposarci un attimo. Cogliamo l’occasione per fare una bella pausa di un’oretta mentre mangiamo qualcosa, mappiamo il percorso e ci ricondizioniamo.
Decidiamo di puntare sul prossimo punto più vicino. Per arrivarci dovremo salire, scavallare la piccola dorsale su cui stiamo salendo e scendere sul target dall’alto.
Procediamo, altra salita da fare con calma. Illuminati solo dalla luna e dalle luci dei lampioni in lontananza.
Quando arriviamo sul punto siamo abbastanza freschi, ci portiamo abbastanza vicini da poter osservare i movimenti della Op.For. e stabiliamo la strategia. L’edificio è ben illuminato, c’è una piccola staccionata sul nostro lato e qualche fitto arbusto copre l’ingresso alla vista dalla direzione del pattugliamento dei tango.
Perfetto da come siamo. Puma ed io facciamo sicurezza esterna mentre Flash e Lima entrano. Da quanto intuiamo dall’esterno, dentro è pieno di materiale da esaminare. Vediamo i tango riavvicinarsi e comunichiamo. Aspettiamo che Lima e Flash siano a posto e scappiamo indietro anche noi nel buio, correndo giù per un pratone scosceso e raggiungendo un punto coperto.
Ci informano che all’interno c’è una sala operatoria di fortuna dove, di recente, hanno eseguito un operazione visto tutto il sangue fresco ancora presente. Non deve essere andata molto bene. Decidiamo, vista la fretta e la quantità di materiale all’interno di provare a rientrare un’altra volta per accertarci di non aver trascurato nulla. Questa volta entreremo Flash ed io, mentre gli altri ci aspetteranno all’esterno, facendo sicurezza.
Corsetta per entrare appena vediamo le luci allontanarsi ed entriamo nella struttura attraversando la tenda in materiale plastico. Davanti a me appare una scena degna dei migliori film “gore”. Sangue ovunque, valige per il trasporto di organi, materiale per conservazione degli stessi. Abbiamo portato dell’attrezzatura per il prelievo di materia organica, quindi raccogliamo un po’ di sangue con una siringa e ispezioniamo il locale.

Niente di più ma, sicuramente, questa è la prova che l’associazione Pia Opera Migranti non è una semplice comunità di accoglienza. Ipotizziamo che sia una copertura per un traffico di organi molto esteso, cercheremo comunque ulteriori prove a supporto della nostra teoria.
E’ il momento di uscire, i tango sono di nuovo in avvicinamento. A causa di una incomprensione, al momento dell’uscita noi usciamo sul lato coperto dell’edificio costeggiandolo mentre Lima e Puma si trovano dalla parte opposta. Questo fa sì che ci troviamo separati con i tango che si avvicinano e che ci tagliano in due. Flash ed io proviamo a raggiungere una zona semicoperta separata dall’edificio principale ma crediamo ci abbiano visti. Rimaniamo immobili, congelati al buio, sperando di non essere stati rilevati. Finché una torcia ci riporta alla realtà obbligandoci ad accettare i fatti e a comunicare via radio “PRONTI ALL’INGAGGIO”.
Siamo entrambi stesi a terra e la conformazione del terreno non ci permette di assumere una posizione idonea a tirare decentemente. Ho molti rami davanti e un rialzo di terra che mi impedisce di sparare da sdraiato. Flash è al mio fianco. Le torce si fanno due, entrambe puntate nella nostra direzione. E’ evidente che, a breve, si scatenerà l’ingaggio, da parte nostra o loro. Apriamo noi.
Tiro una raffica decisa (un po’ a caso) sperando di concederci il tempo di alzarci e tirare per bene, purtroppo negativo. Vengo colpito. Flash intanto Si alza in ginocchio ma la nostra posizione è troppo a sfavore e viene colpito anche lui. Non ci resta che aspettare e vedere se il resto del nostro team riesce ad eliminare i tango e recuperarci.
Qualche attimo di nervosa attesa, dopodiché sentiamo diversi tango venire abbattuti nei pressi dell’edificio. Siamo a posto. Il team di sicurezza ha eliminato i contatti e ripulito. Veniamo recuperati da Lima e Puma e riprendiamo la nostra operazione scappando verso il basso, in direzione di un altro punto sensibile da ispezionare.
La stanchezza inizia a farsi sentire e iniziamo ad avere anche bisogno di fare rifornimento idrico.
Il prossimo punto si trova a ridosso di una piccola frazione abitata. Ci arriviamo procedendo su una stradina secondaria abbastanza comoda ma non adatta ai mezzi. Ci stiamo apprestando ad entrare nel paese, con la massima cautela. Rimaniamo più all’ombra possibile mentre le luci del paese si avvicinano. Non sembra esserci movimento di alcun genere. Qualche attimo fermi cercando di sentire delle voci o qualche rumore che indichi presenza umana. Nulla.
Entriamo nel paese. Mi trovo in testa e, qualche metro dopo le prime case, ecco una piazzetta con dei camion. Puma vede una fontanella, OTTIMO! Ci dirigiamo lì per fare rifornimento per sicurezza, non è detto che avremo altre opportunità come questa e filtrare l’acqua significa comunque dover trovare un ruscello. Ci mettiamo poco e riprendiamo, siamo a circa duecento metri dal target. Qualche ora prima Op.Com. ci ha inviato un video del sorvolo con UAV dotato di termo camera FLIR sull’edificio.

Quando arriviamo nei pressi, solo un paio di tango stanno presidiando l’ingresso. Ci avviciniamo silenziosamente, la vegetazione non ci permette di allargarci a dovere, dobbiamo rimanere compatti e arrivare assieme sull’obiettivo purtroppo. Inquadro il primo tango ma non ho visuale sul secondo. Sto coprendo Lima che intanto si sta spostando sulla sinistra della radura. Lima segnala presenza di un altro tango oltre all’edificio. D’improvviso apriamo il fuoco. Il primo tango è a terra, Lima sbalza oltre la linea della porta dell’edificio ma viene colpito da dentro, chiedo a Flash di occuparsi del tango oltre all’edificio mentre Puma tiene l’ingresso e io mi muovo contro il muro per raggiungere l’ingresso. Purtroppo Puma si sposta e viene colpito, mentre il tango interno spara a Puma io provo ad affacciarmi per colpirlo, sparo mentre esco dalla cover ma vengo colpito. Credo di non aver tirato nel punto giusto affacciandomi. Rimane solo Flash che, accertatosi non ci fosse alcun altro tango sul lato destro dell’edificio inizia un pesante ingaggio con quello all’interno che però è messo troppo bene. Dalla nostra zona di arrivo interviene una Q.R.F. di altri due tango che accerchiano Flash e lo colpiscono. Siamo tutti a terra feriti.
I tango ci radunano e ci fanno aspettare seduti il mezzo che ci condurrà nel loro H.Q. per un interrogatorio.
Il mezzo arriva in fretta e dopo parecchi chilometri in auto, legati e incappucciati, eccoci rinchiusi in uno stanzino buio, face to face con uno dei boss delle milizie locali con le quali abbiamo conflittato.
L’interrogatorio dura un paio d’ore ma, alla fine, la nostra storia di copertura è solida e veniamo trasportati al confine della loro zona di competenza territoriale. Ormai è giorno, l’alba l’abbiamo vissuta imprigionati. Il nostro piano era di dormire il sabato mattina al calduccio del sole Serbo. Ma i nostri piani sono stati stravolti.
Ci troviamo molto fuori zona e dobbiamo macinare diversi chilometri per raggiungere uno degli altri punti sensibili. Ritorneremo sul precedente prima del termine della missione. Ci mettiamo in marcia, la fatica si sente, il caldo inizia ma siamo in discesa, almeno per la prima parte di tragitto. Già; bisogna scendere e risalire, e la terra è pure friabile!
Il prossimo punto è situato al bordo di un prato molto scosceso. Nell’angolo in basso. Troviamo un caseggiato dal quale fare osservazione dopo una salita a dir poco estenuante. Tra il peso dello zaino, il sole che inizia a scaldare parecchio, la nottata piena di sorprese e i chilometri ormai percorsi, procediamo a fatica. Ma non si molla un c..o.
L’edificio ci offre ombra e un luogo sicuro in cui riposare un attimo mentre osserviamo con il teleobiettivo il prato che è perfettamente esposto verso di noi.
Non rileviamo nulla di sensibile. Ci sono un paio di veicoli sulla vetta, un edificio, un casotto da cantiere e poi sotto ad essi solo prato e vegetazione.
Rimaniamo in osservazione per un oretta abbondante mentre ci facciamo il the con il JetBoil e ci riprendiamo. Decidiamo che l’approccio migliore è di allargarci molto a sinistra, salire in quota e arrivare sul punto dall’alto. In questa maniera avremo visibilità maggiore su qualsiasi cosa troveremo e avremo favore di fuoco in caso di ingaggio.

Lasciamo gli zaini nascosti in una zona coperta (dovremo comunque ripassare da lì più tardi) e iniziamo a salire. Questa è la salita che io personalmente ho sentito di più in tutto l’operazione. Dritta e, anche se senza lo zaino, estenuante.
Siamo in vetta, davanti a noi, dietro una piccola linea di vegetazione, ecco il gabbiotto che vedevamo da lontano.
Ispezioniamo Lima ed io mentre Puma e Flash sono aperti a destra.
Chiudiamo oltre, in direzione dell’edificio. Il punto segnato è un po’ più sotto, giriamo sotto alle case ed ecco davanti a noi alcune croci in legno!
Sembra un cimitero abusivo, ci avviciniamo per esaminarlo meglio.

Ma proprio mentre mi sto allargando a destra, CONTATTI!

Sono sbucati dalla vegetazione appena sotto di noi! Sono tre e siamo troppo a ridosso per scappare, Lima apre il fuoco sul primo, io sparo qualche colpo e mi butto a cercare riparo ma vengo colpito, sono a terra. Via radio sento lo sviluppo del conflitto; Lima a terra, Flash a terra… rimane Puma. Finché non riesce ad eliminare i restanti tango e a recuperarci.
Ispezioniamo il sito, è un cimitero e c’è una tomba appena scavata con una salma (sembrerebbe mummificata).

Ispezioniamo il cadavere e, purtroppo, confermiamo il decesso. Il nostro H.V.T. Kafando, è morto. Corriamo via a recuperare gli zaini, il meteo sta diventando brutto e contiamo di trovare un riparo per farci una dormita durante il temporale.
Siamo fortunati, una tettoietta di un edificio abbandonato ci salva la vita, ci rilassiamo, mangiamo e dormiamo. Fa freddo, ma dormiamo.
Rimangono solo due punti da ispezionare in A.O., uno è quello fallito la notte precedente, il secondo è il Monte dell’Ascensione. Il punto più alto che svetta su di noi imponente e minaccioso, come se dovesse farci sapere che sarà faticoso. Scegliamo di fare quello per primo, così da toglierci la fatica maggiore quando ancora più o meno riposati. La coordinata è sita in un complesso di antenne di trasmissione radio\video, dalla topografia e dalle ortofoto possiamo individuare tre edifici distinti su tre livelli di quota differenti. Serviti da una carrabile che sarà certamente pattugliata.
Verso le 1700 partiamo in quella direzione.


Il caldo del mattino ormai è cosa passata, saliamo seguendo sentierini poco visibili e strade secondarie, finché non scende la sera e, con essa, il buio.


Scegliamo di lasciare nuovamente gli zaini alla base (o quasi) della salita vera e propria. Ripasseremo da lì per poi scendere al punto della notte precedente e poi dirigerci verso l’esfiltrazione.
Saliamo, senza gli zaini è un'altra vita. Siamo leggeri e ci fermiamo poco spesso per riposarci un po’. Non ci vuole molto per raggiungere la quota, passano un paio di veicoli di pattuglia ma li eludiamo facilmente buttandoci a bordo strada nelle frasche. L’adrenalina sale ogni volta e ci tiene reattivi. Il piano è di prendere la stradina a destra rispetto all’arrivo (Ovest) rimanendo nello sporco il più possibile per poi fare osservazione. Vediamo un gruppo di quattro tango che presidiano l’ingresso del compound. Il complesso è molto grande e temiamo di non avere il tempo necessario per effettuare un S.S.E. adeguato.
La nostra decisione è di lavorare comodi.
Gli faremo un imboscata quando saranno in rientro dal giro di pattuglia, una volta abbattuti, ripuliremo l’area lavorando con i visori.
Vediamo i tango risalire lungo la strada, siamo pronti al fuoco. Puma ed io siamo davanti e colpiremo i primi due, Flash è centrale e Lima è in retro.
Silenzio, sentiamo i passi e vediamo le torce illuminare i rami davanti a noi profilando la strada carrabile. Dieci metri, otto, sei, mi passa davanti il primo… Aspetto, quando ho il secondo su di me apro il fuoco (segnale per tutti) e stendiamo i primi due, Flash abbatte uno indietro. Rimane uno, Puma mi copre mentre scendo sulla strada per cercarlo, lo vedo col visore steso a terra una ventina di metri avanti a me. Sparo un colpo ed è colpito.
Siamo puliti, Puma ed io ci muoviamo in fretta in direzione del primo edificio che è molto illuminato, gli altri ci raggiungono subito dopo. Facciamo un primo giro di ispezione ma non troviamo nulla di rilevante ai fini della nostra missione.

Proseguiamo sul secondo che è più in alto ed è nel buio, passando a fianco ad un automobile che, così su due piedi, non ci sembra rilevante.
Balziamo tutti e quattro sul secondo e sul terno edificio del compound ma nulla, non vediamo nulla. Sotto di noi luci bianche accese. Deve essere il cambio turno degli uomini abbattuti precedentemente che hanno trovato i corpi e stanno venendo a cercare i colpevoli. Li vediamo salire, sono sul primo edificio. Ora sul secondo. Noi siamo schierati dietro il terzo, due destra e due a sinistra (cosi credevo). Al momento dell’ingaggio, Lima da sinistra spara e abbatte un tango, sento spari davanti a me, mi muovo per aggirare i tango e, appena vedo uno che mi taglia la strada apro il fuoco. Mannaggia, Flash è a terra. E’ rimasto incastrato in mezzo ai fasci delle torce e non ha potuto muoversi mentre io ero convinto fosse a sinistra insieme a Lima. Puma, che era con me, si gira e va verso la sinistra passando da dietro, io faccio qualche passo e una torcia mi illumina, sento una raffica e sono a terra. Di nuovo -.-
Rimane Puma che, dopo qualche colpo, abbatte il tango rimasto e ci recupera. Scendiamo nuovamente in ricerca di qualche indizio rilevante ed ecco! Lima per caso illumina il veicolo di prima e, sulle portiere, c’è il logo della associazione di Admirable! Ispezioniamo il veicolo, all’interno troviamo una valigetta con tutti i dettagli di una acquisizione di un cuore giovane e sano, con distinta di pagamento si riferimenti della ONLUS. Abbiamo confermato i nostri sospetti. Ormai non abbiamo dubbi. Abbiamo anche trovato le prove di quanto abbiamo ipotizzato.
Scappiamo velocemente in direzione degli zaini e qualche ora dopo li raggiungiamo. Siamo molto stanchi, l’idea di dover ridiscendere sull’ultimo punto per poi dover risalire ci abbatte il morale. Siamo convinti di aver espletato la nostra missione, avendo localizzato il cadavere del nostro H.V.T. e dimostrato inconfutabilmente cosa c’è dietro l’associazione Pia Opera Migranti.
Decidiamo di procedere all’esfiltrazione.

La strada è lunghissima per arrivarci, bisogna girare attorno a tutto il monte che abbiamo appena salito e disceso per poi riprendere quota e portarci in un area sicura in cui chiamare Op.Com. che manderà un veicolo.

Mi sono addormentato camminando.
Ma alla fine, dopo ore, arriviamo in zona esfiltro. Chiamiamo il mezzo e siamo in green zone.


SPARTAN 05, OVER.

 

Conclusione:

Più di 50 km fatti a piedi e circa 2000 metri di ascesa in 48 ore, freddo, caldo, soddisfazione e demoralizzazione. Abbiamo avuto tutto.

Un mega grazie agli Indians Ascoli SAT per aver organizzato questo bellissimo evento e per averci lasciato uno dei ricordi\gadget più zarri della vita! Stupendo!

A presto bad guys!